LA FONTANA DI ARCO right

a ARCO

  

LA FONTANA DEL MOSE

Aco di Trento è la città del castello posto a guardia della via che risale la valle del Sarca verso nord. Nella piazza del borgo è edificata una fontana nello stile seicentesco e con la iconologia della tradizione mistica in forma di stele, come una tavola eretta con le immagini dei confini del mondo. La struttura è a pianta di ellisse con quattro gradini, secondo le misure segnate dalle ombre del sole sulla terra ed in complesso rappresenta la montagna sacra, la cima del mondo terrestre che confina con il mondo celeste. Sul piano sopra i gradini è una grande vasca in forma di conchiglia, quindi una forma femminile in cui l’acqua funge da specchio. Ai lati si elevano due grandi volute arrotolate in tre registri con rami di palma : esse ripetono il tema dei due serpenti che secondo il mito cosmologico fanno girare il mondo secondo l’ordine ternario delle misure di luna che segano le vie per l’ombra. Il vestigio è diviso in tre parti secondo uno stilema barocco e l’ordine ternario sacro. In cima sta su un piedestallo Mosè che ha ricevuto la legge del Signore secondo il racconto biblico, cioè le parole stesse di Dio : esso è avvolto da un ampio mantello come ognuno che si avvicina alle porte del mondo, il mantello di Ermes e dello sciamano. Sui vestigi laterali due uomini con il bastone da viaggio, lo skeptron greco che permette un cammino a tre colpi sul confine fra il mondo e l’ombra, portano sulla terra un otre con l’acqua di vita raccolta sulla montagna del mondo. In mezzo alla tavola un grande medaglione è racchiuso da tralci d’albero intrecciati che culminano in una palmetta, albero della vita; ai lati due mascheroni silvani sono le fonti dell’acqua che si raccoglie nella vasca a conchiglia; alludono all’immaginario dell’unione magica rigeneratrice della fertilità della terra. All’interno del medaglione, a guisa di stemma, è raffigurato un arco, emblema del castello stesso e del nome della città. L’arco in origine era uno strumento musicale, un arco sonoro che riproduce il fremito e il sibilo delle forze che scorrono dalla montagna sacra, come un vento animatore di vitae come musica ordinatrice della creazione. Quindi l’arco sonoro è uno strumento magico degli sciamani. Successivamente l’arco diventa mezzo di lancio delle freccie sibilanti che invece recano morte. L’immagine dell’arco pertanto è ambivalente; un emblema di potere di vita e di morte amministrato dal principe regale del castello. La figurazione però rappresenta specificatamente il castello della rocca di Arco secondo il toponimo medioevale di arce; esso è connesso con i termini latini arcus che difende e greco arkus laccio teso per la caccia, secondo l’immaginario dei popoli cacciatori; ma è anche connesso con greco arktos letteralmente che sta eretto, indicazione dell’orso e della costellazione della stella polare; quindi richiamo l’immagine degli archi meridiani del cosmo, come era rappresentato dalla tradizione antica. L’acqua che sgorga dalle bocche dei silvani costituisce la prima apparizione della forza vitale che si raccoglie nella vasca; essa si offre alla sete del pellegrino che vuole salire alla montagna delle visioni e delle parole divine. Chi si china a bere vede nello specchio dell’acqua l’immagine dell’arco, si avvicina e vede sé stesso capovolto, infine scompare nelle onde che spezzano lo specchio magico, che costituisce il velo di copertura del confine dell’abisso e la superficie di inversione delle visioni. Così chi beve acquista forza per risalire il monte e insieme introspezione nell’ombra di sé stesso e della sua origine dalla conchiglia. Il monumento quindi non è solamente una iconografia religiosa e una manifestazione del potere regale del castellano custode della via per il nord, ma costituisce un criptogramma dell’ordine del viaggio.

 

 

 
  

  Return to Top    

Antonio@Enio