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al gioco della Morra

Giornata memorabile per gli amanti della Morra un passatempo vecchio quasi come l'uomo  

«Ma sa fat? Se buto mi il zinque e ciamo nove non te podi meterme zo la man averta». «Sto punto te l´hai ciavà. Arbitro set orbo?». «Porta ´n litro che ghe bevem sora!». Grida, risate, pesanti pacche sui tavoloni di legno, vino che scorre e poi bestemmie, di quelle innocenti dette senza pensarle, semplicemente perché quando si gioca è così, quello che esce dalla bocca non deve certo passare il visto della censura. Ieri è stata una giornata memorabile per gli amanti della morra, un passatempo che affonda le proprie radici nella notte dei tempi. E in un rifugio alpino è il gioco per antonomasia, non ci sono carte, non c´è la tombola ma solo quei fantastici, divertenti, irriverenti quatro ponti al mora, capaci di sfogare gli istinti peggiori ma anche di rinsaldare amicizie. Orbene, quel geniaccio, gestore del rifugio Damiano Chiesa sull´Altissimo (Monte Baldo zona Brentonico), da due anni organizza nientemeno che il campionato mondiale di morra. Anzi, come dice lui il «mondiale del mondo» perché ha scopi umanitari: si raccolgono fondi per contribuire a costruire una scuola a Katmandu, in Nepal. E il richiamo delle origini, di quelle mani che si muovono a razzo sul tavolo tanto da far impazzire l´occhio inesperto che perde punti a ripetizione suscitando l´ilarità generale e qualche mugugno tra i giocatori, è talmente forte da richiamare a 2060 metri di quota centinaia di avventori. Sono arrivati in cinquecento da tutto il Nord Italia ma anche dalla Scandinavia e perfino dal lontano Canada.
Il fascino particolare della morra non conosce nazionalità e, soprattutto, non conosce età. Molte, infatti, le coppie di giovanissimi, di ventenni imberbi pronti a sfidare i nonni ma poi regolarmente bastonati dall´esperienza pluridecennale dei veci. Alla gara vera e propria si sono iscritte 85 coppie. Un ragazzo si è addirittura sciroppato il viaggio da Roma apposta per partecipare alla coppa del mondo e poter battersi con chi con la morra ci è nato e cresciuto, che per anni si è nutrito a polenta e morra. Alla fina, però, hanno vinto i campioni uscenti, padre e figlio della val di Ledro, Rudy e Michele Rosa. Il primo, tra l´altro, con i suoi 73 anni è stato anche il concorrente più anziano. Nel tifo infernale da stadio Maracanà, in finale i Rosa hanno battuto Franco e Giovanni Giacomazzi di Caprino Veronese. La finalina di consolazione per il terzo e quarto posto è stata invece vinta da Lorenzo Nones e Renzo Zanin di Capriana che hanno avuto la meglio sulla coppia alense Ugo e Graziano Zomer. Il tempo ballerino non ha smorzato i toni accesi, polemici e pure dileggianti della massa morriana che di buon mattino ha animato la tenzone. Il gioco più vecchio del mondo, il nostro mondo, ha dimostrato di avere molti praticanti. Il sistema, d´altro canto, è facile anche se la velocità, l´astuzia e l´esperienza sono proprio i tre doni dei Re Magi. Senza questi non si vince. Ogni giocatore, infatti, mette la mano destra sul tavolo, chiusa o con le dita distese, e urla un numero che deve corrispondere alla somma tra le sue dita e quelle dell´avversario, che ovviamente fa altrettanto. Fa punto chi ci azzecca. Il tutto a gran velocità, con il vino pronto a restituire la voce e polenta e salame che aspettano solo di tappare la bocca di chi ha finito il turno.
 
                                                    

    

 
  

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Antonio@Enio